martedì 6 maggio 2008

Il Borghese torna a Pistoia



Dopo più di un anno (era il 20 Gennaio 2007), il Borghese Gentiluomo torna a Pistoia !!
Sabato 10 Maggio, teatro Manzoni, apertura della rassegna - concorso "Teatranti".
Non perdetevi questo spettacolo, per chi non lo avesse ancora visto: accorrete numerosi!!!
Progetto Teatro presenta"Il borghese gentiluomo"comédie ballet di Molière et Lully;
regia di Monica Menchi;
con Francesco Scorcelletti, Marica Pierucci, Francesca Giusti, Clementina Nucci, Alain Liggia, Raffaele Totaro, Emilio De Lazzari, Gabriella Falsi, Veronica Senserini, Emilio De Lazzari, Moreno Fabbri, Monica Menchi, Irene Fato.
Note di regia:
- Molière scrisse su commissione il Borghese Gentiluomo nel 1670, e nacque non come commedia, ma come uno "scenario" per allacciare le entrées di un balletto e le arie di J.B. Lully, e soprattutto come pretesto di una mascherata, di una burlesca festa esotica.Il copione che ci è pervenuto viene definito dalla critica un canovaccio in cui Molière si è divertito a creare situazioni comiche fisse, dove le battute si inseguono a catena, si intrecciano secondo uno schema ritmico fisso; ci sono le scene tra innamorati, i battibecchi fra moglie e marito e poi il solito marchese, la serva, il pranzo (che serve per la canzone), i turbanti, la mascherata che chiude il tutto.Tuttavia, il Borghese Gentiluomo è una novità assoluta. Non possiamo giudicarla né una farsa né una satira, ma l'esatto contrario: una fiaba, un sogno irrevocabile e disperato. Molière dileggia e difende un povero tirannello domestico, un pover'uomo infatuato dai titoli nobiliari. Monsieur Jourdain sembra un antico eroe da leggenda che si batte contro la "borghesia", contro la venalità, le meschinità, le bugie, i pregiudizi degli altri. Jourdain crede che la nobiltà esista, crede che i titoli nobiliari siano il contrassegno letterale di altrettanti valori che non appartengono a una classe sociale, ma alla vita di tutti: la generosità, il coraggio, la destrezza, il vino, le donne, la musica, la bellezza, l'amore, la gioia di vivere e di sapere. Questa per lui è la nobiltà. Jourdain crede nei sogni e alla fine il sipario non ci restituisce, come di regola, il folle rinsavito. Lo vedremo uscire di scena burlato e ingannato e migrare verso le alte e sciocche nuvole della sua fantasia. E quando il sipario si chiude per sempre, ci accorgiamo che la perdita di questo povero commerciante visionario, affamato di cultura, bellezza e amore, è irreparabile e di una struggente tristezza.In questo allestimento ho cercato di valorizzare il "gesto" tipico del manierismo del '600 ricordando che su Molière ebbero grande influenza gli attori della Commedia dell'Arte. Il volto dell'attore, infatti, si trasforma in una maschera che riporta e commenta i pensieri e le azioni che si svolgono sulla scena, e ogni personaggio rispecchia il suo carattere.
[Monica Menchi]

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